Il 21 aprile a Sulmona Legambiente ha partecipato alla manifestazione per dire no al progetto della Snam che intende realizzare una centrale di compressione del gas.
Lo stesso giorno c’è stata la cerimonia della firma a Pettorano sul Gizio (Aq) della nuova Convenzione con il Comune per la gestione della Riserva regionale Monte Genzana Alto Gizio.
Questi due eventi non hanno in comune solo il fatto che si svolgono in Valle Peligna, ma sono anche la cifra del nostro impegno per la tutela della natura d’Abruzzo sottolineato, da una parte dalla rinnovata collaborazione per la gestione di una Riserva regionale, e dall’altra dalla ferma opposizione a un progetto che comporta rischi reali per il territorio e la natura.
In piazza erano presenti 400 sigle tra Organizzazioni e Istituzioni (tra i quali molti comuni e il Parco nazionale della Majella) e secondo gli organizzatori c’è stata un’affluenza di ciorca 10.000 manifestanti, provenienti anche da Lombardia, Salento (No TAP) e Marche. Insieme per dire no alla realizzazione di questo Hub e del gasdotto che dovrebbe attraversare aree protette nazionali e regionali, siti Natura 2000, l’areale di tutela dell’orso bruno marsicano e altre specie faunistiche prioritarie come lupo e camoscio e molte aree ad elevato pregio ambientale e paesistico dell’Appennino centrale.
S tratta di un’opera progettata 15 anni fa che non ha una strategia nemmeno dal punto di vista energetico poiché, secondo lo scenario della UE nel 2030, se venissero realizzate tutte le infrastrutture programmate, la capacità delle importazioni di metano in Europa arriverebbe a 1.000 miliardi m3/anno, cioè un livello tre volte maggiore della domanda prevista. Mentre, contemporaneamente, i consumi non potranno che diminuire in relazione alle politiche climatiche, visto che ogni punto percentuale di aumento dell’efficienza garantisce una riduzione del 2,6% delle importazioni di metano e il Parlamento europeo ha proposto di alzare ulteriormente l’attuale obiettivo 2030 della Commissione sull’efficienza dal 30% al 40%. Senza dimenticare che, per forza di cose e in risposta ai cambiamenti climatici in atto, nei decenni successivi le politiche di efficienza saranno ancora più aggressive.
Ma non sono solo ragioni oggettive legate agli scenari energetici europei che ci inducono a dire no a queste opere, ci sono anche ragioni legate ai rischi possibili per una zona classificata 1 come rischio sismico, e quelli per la natura e il paesaggio dell’appennino centrale che avrebbero dovuto spingere il governo a una maggiore cautela, e comunque a una maggiore considerazione dell’opposizione che migliaia di cittadini e le istituzioni locali a ogni livello ribadiscono da anni.
Siamo consapevoli che per la tutela della natura e della biodiversità serve il nostro impegno diretto, ma serve anche dire No a opere inutili e dannose per il territorio.