Dopo solo due giorni dai fatti l’Ente parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise ci informa che la morte dell’Orso bruno marsicano, deceduto la notte del 19 aprile durante una normale operazione di cattura, non è imputabile alla dose di narcotico utilizzato ma a causa di un complesso quadro clinico in cui si trovava l’animale. Sono questi i primi risultati emersi dalla necroscopia effettuata presso la sede di Grosseto dell’Istituto Zooprofilattico di Lazio e Toscana, che confermano la correttezza dell’operato dei veterinari dell’Ente parco coordinati da Leonardo Gentile, veterinario esperto che, anche in questo caso, ha utilizzando la stessa tecnica con cui in questi anni ha sedato oltre 100 orsi catturati dal Parco per finalità di ricerca e gestione.
Sono stati quindi tranquillizzati quanti, specie dietro una tastiera comodamente seduti a casa, non perdono occasione per vomitare giudizi a sproposito sull’operato dei tecnici del Parco ai quali, invece, si dovrebbe dimostrare maggiore riconoscenza per quanto fanno per tenere in condizioni vitali una popolazione di Orso che rischia l’estinzione anche per la latitanza di altre istituzioni (Comuni e Regione Abruzzo in primis). Un lavoro di conservazione di una specie così emblematica per la fauna europea ed italiana, oltre che segno distintivo della fauna abruzzese, ma che grava tutto sulle spalle del Parco nazionale d’Abruzzo che in questi anni ha saputo continuare il buon lavoro fatto, anche in sinergia con le altre aree protette d’Abruzzo e in particolare con il Parco nazionale della Majella e con la Riserva regionale del Monte Genzana e Alto Gizio. Un Ente parco che, a differenza che negli anni passati, ha reso il percorso di conservazione dell’Orso bruno marsicano
trasparente e partecipato, a partire proprio dalla comunicazione e informazione pubblica che, come si dimostra in questo caso, fornisce informazioni ufficiali dopo appena due giorni dagli accadimenti. Una scelta di maturità e di democrazia da parte dell’Ente parco a cui gli stakeholders ed i media, almeno quelli seri, si devono rapportare con la stessa correttezza quando divulgano le informazioni. Questo è quello che facciamo noi oggi riportando con la stessa enfasi con la quale è stata data notizia della morte, nella speranza che lo facciano anche altri media, la notizia che la necroscopia eseguita dal Dott. Rosario Fico Responsabile del Centro di Referenza Nazionale per la Medicina Forense Veterinaria, ha escluso relazioni dirette tra l’anestesia e la causa di morte dell’orso, confermando la correttezza e la regolarità delle procedure messe in atto dal personale del Parco e del veterinario in particolare. Al contrario, l’esame anatomopatologico dell’animale, ha
evidenziato un quadro complesso e critico a carico dell’apparato respiratorio, e dell’apparato digerente. L’animale, quindi, aveva problemi sanitari gravi, non valutabili dall’esame clinico al momento della cattura, che hanno determinato l’emergenza anestesiologica e di conseguenza il decesso dell’animale. Ovviamente, sarà necessario, effettuare tutti gli accertamenti di laboratorio (istologico, batteriologico, virologico) che, in ultima analisi, consentiranno di individuare la patologia di cui soffriva che ne ha causato la morte.
In conclusione, oltre ad apprezzare la cura con cui l’Ente parco ha diffuso queste prime e parziali informazioni emerse dalla necroscopia per l’eccezionalità dell’evento, siamo sicuri che la perdita di un esemplare di Orso bruno marsicano non lascia indifferenti quanti sono impegnati nella conservazione di questo straordinario animale, che faranno di tutto per continuare il loro lavoro, e noi saremo al loro fianco per migliorare procedure e strategie. Ne vale della loro indiscussa professionalità, ma soprattutto della sopravvivenza di questa specie.