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MedSeaLitter: alleati contro la plastica in mare

2 maggio 2019

Dalla collaborazione tra Italia, Spagna, Francia e Grecia, una nuova “arma” per combattere il marine litter nel Mediterraneo
Oggi a Castellabate (Sa) l’incontro delle Aree Marine Protette per conoscere il Protocollo elaborato dal progetto europeo

Tutti uniti per combattere il marine litter che ha invaso i mari di tutte le latitudini e che minaccia fortemente la biodiversità e gli ecosistemi del Mediterraneo. Dalla collaborazione tra quattro Paesi che affacciano sul Mare Nostrum nasce un sistema condiviso di studio, analisi e raccolta dati sul marine litter e i suoi effetti. Uno strumento comune a tutte le aree protette costiere per controllare efficacemente il fenomeno e confrontare dati sino ad oggi non compatibili tra loro.
Questo il primo concreto risultato ottenuto dal progetto europeo MedSeaLitter – cofinanziato dal Programma Interreg Med – che vede la partecipazione di istituti di ricerca, associazioni ambientaliste e università italiane, spagnole, francesi e greche, capitanate dal Parco Nazionale delle Cinque Terre che è capofila del progetto, nato proprio con l’obiettivo di sviluppare protocolli e azioni condivise per combattere un problema che caratterizza tutti i Paesi costieri e che quindi va combattuto superando l’ottica dei confini, delle competenze e delle responsabilità dei singoli stati.

Dopo una fase di studio, i partner di progetto hanno testato i protocolli per il monitoraggio dei rifiuti galleggianti e dei rifiuti ingeriti dalle specie marine. Con 673 ore di monitoraggio per oltre 19.000 km lineari di costa, la sezione del protocollo per il floating litter è stato validato da piccole, medie e grandi imbarcazioni e da monitoraggi aerei effettuati da droni.
Per quanto riguarda invece la parte del protocollo riguardante i micro rifiuti ingeriti dalla fauna, sono stati messi a punto sistemi condivisi di monitoraggio, testati su 846 esemplari di tartarughe e pesci, nel 51% dei quali sono stati trovati rifiuti.

Il Protocollo complessivo, validato dai partner di progetto nel mese di marzo, verrà ora proposto e diffuso in tutto il Mediterraneo attraverso una serie di incontri programmati in Grecia, Francia, Spagna e Italia che coinvolgeranno oltre 50 Aree Marine Protette. I partecipanti al workshop di oggi a Castellabate daranno il via quindi alla fase successiva del progetto che prevede la creazione di un network di Aree Marine Protette (AMP) mediterranee che adottino un protocollo comune di interventi integrati e condivisi per combattere i rifiuti in mare, attraverso una specifica formazione destinata al personale delle AMP sul tema del marine litter e i sistemi di monitoraggio.

“Questo primo incontro, parte di un processo che include diversi stakeholder, serve a condividere conoscenze e informazioni sui rifiuti marini e a ricevere contributi da parte del sistema delle Aree Marine Protette italiane che ora potranno usufruire dei protocolli già sperimentati – ha dichiarato il responsabile Aree Protette e biodiversità di Legambiente Antonio Nicoletti. Nel Mediterraneo la plastica rappresenta oggi un fattore di inquinamento e di perdita di biodiversità molto pervasivo. La plastica è entrata anche nella catena alimentare e le politiche europee e nazionali si devono far carico di studiare e applicare misure adeguate per contenerne l’uso e la dispersione, anche incentivando iniziative virtuose messe in atto dai pescatori o da altri attori con l’obiettivo di ridurre l’impatto di micro e macro plastiche nei nostri mari”.

Il Mediterraneo, per la sua variegata eterogeneità di ecosistemi, è uno dei 25 biodiversity hotspots del mondo, ovvero una delle regioni con il maggior numero di specie viventi in tutto il pianeta. È anche un punto cruciale per gran parte delle rotte migratorie degli uccelli paleartici, e nelle sue acque vivono circa 900 specie di pesci e cetacei e circa 400 specie vegetali.
Come per tutti i mari e gli Oceani, il Mediterraneo è fortemente minacciato dalle concentrazioni di rifiuti. La maggior parte dei rifiuti marini (circa il 95%) è composta da plastica (UNEP/MAP 2015) e sempre secondo l’UNEP il Mar Mediterraneo è attualmente una delle sei aree maggiormente invase da marine litter nel mondo, con concentrazione dei rifiuti in alcune aree comparabile a quella delle cosiddette “isole galleggianti” dell’Oceano Pacifico. Questo è dovuto principalmente alla sua struttura di bacino semichiuso con ridotti scambi d’acqua con l’Oceano Atlantico.
Tartarughe, mammiferi e uccelli marini possono morire per soffocamento dovuto all’ingestione accidentale di rifiuti (in particolare buste di plastica) scambiati per cibo oppure possono restare intrappolati nelle reti da pesca e negli attrezzi di cattura professionale. I principali tipi di impatti causati dai rifiuti marini sulla biodiversità sono infatti l’aggrovigliamento (intrappolamento) e l’ingestione.
Nonostante ormai da alcuni anni molte organizzazioni del Mediterraneo stiano lavorando su questo tema, non esisteva ancora alcun protocollo condiviso a livello di bacino, per valutare uniformemente l’inquinamento da rifiuti marini.

Per questi motivi MedSeaLitter ha voluto insistere sul ruolo chiave che le Aree Marine Protette svolgono sui propri territori, non soltanto per le preziose azioni di monitoraggio e ricerca ma, soprattutto, per gli interventi di governance finalizzati alla tutela della biodiversità e per la possibilità di scambiare esperienze e condividere il know-how sviluppato nel corso del progetto per fare in modo che il protocollo ottenga il risultato potenzialmente più alto nella lotta ai rifiuti in mare.

MedSeaLitter è un progetto europeo cofinanziato dal Programma Interreg Med, guidato dal Parco Nazionale delle 5 Terre, che vede collaborare Ispra (Italia), Università di Barcellona (Spagna), Università di Valencia (Spagna), Medasset (Grecia), Hellenic Centre for Marine Research (Grecia), Area marina protetta di Capo Carbonara (Italia), Ecole Pratique des Haute Etudes (Francia), EcoOcean (Francia) e Legambiente (Italia).

Legambiente Natura