L’orso bruno è presente in Italia in 2 sottospecie: Ursus arctos arctos, la razza “tipica” euro-asiatica, nelle Alpi centrali ed orientali e Ursus arctos marsicanus, presenza endemica dell’Appennino centrale.
Grazie ai monitoraggi genetici sono stimati nell’Appennino centrale circa 50 esemplari di orso bruno marsicano, numero sul quale ci si è attestati, abbastanza stabilmente, da diversi decenni.
Come per il lupo, sebbene in misura diversa, la presenza dell’orso è fondamentale per evitare che in un territorio il numero delle sue prede diventi squilibrato e a sua volta provochi altri danni all’ambiente stesso come la scomparsa di alcune specie vegetali o danni all’agricoltura. Le principali minacce per la conservazione di questa specie sono soprattutto di natura antropica (bracconaggio, sostanze tossiche, incidenti stradali), ma anche la frammentazione dell’habitat, e soprattutto la variabilità genetica e il correlato stato sanitario, che ne mette a repentaglio non solo la salute, ma anche il riprodursi di casi di orsi problematici).
Per contrastare tali minacce un numeroso gruppo di enti, istituzioni e associazioni ha condiviso nel 2006 il “Piano d’Azione nazionale per la Tutela dell’Orso bruno Marsicano” (PATOM), redatto in base alle migliori e più aggiornate conoscenze scientifiche sulla sottospecie e su un ampio processo di partecipazione e discussione su obiettivi, metodi e azioni necessarie.
Nell’Appennino centrale la conservazione dell’orso bruno marsicano deve prevedere l’elaborazione di soluzioni funzionali di coesistenza tra orso e attività antropiche, sia all’interno che all’esterno delle singole aree protette.
Occorre un controllo più efficace del bracconaggio e delle altre cause antropiche di mortalità, l’adozione di politiche di gestione che rendano il comparto zootecnico pienamente compatibile con la presenza di grossi carnivori sul territorio, una gestione delle attività antropiche nei territori frequentati dagli orsi e un monitoraggio permanente di distribuzione e status della popolazione di orso nell’intero areale Appenninico, nonché delle potenziali minacce e dell’efficacia sulla specie dei singoli interventi di gestione e conservazione.
Sulle Alpi, invece, alla fine degli anni ’90 l’orso bruno si era quasi completamente estinto e per salvarlo è stata realizzata dal Parco Naturale Adamello Brenta in collaborazione con Provincia Autonoma di Trento e ISPRA, una reintroduzione co-finanziata dall’Unione Europea.
Per assicurare la coesistenza dell’orso con l’uomo sulle Alpi è stato invece redatto nel 2008 il PACOBACE, piano d’azione che contiene indicazioni dettagliate per prevenire e risarcire i danni causati dall’orso, le più opportune misure di intervento sugli esemplari problematici, la struttura delle campagne di informazione e comunicazione, la formazione del personale e il monitoraggio della popolazione.
Per la conservazione degli orsi in Italia è fondamentale che la raccolta e l’interpretazione dei dati sulla specie sia costante e condivisa e che la convivenza con l’uomo non generi conflitti o paure ingiustificate, mettendo in atto tutte le misure preventive e utilizzando il sistema dei risarcimenti.
Documenti collegati:
Piano d’Azione per la Tutela dell’Orso bruno Marsicano (PATOM)
Piano d’Azione per la Conservazione dell’Orso Bruno sulle Alpi Centro Orientali (PACOBACE)