Le popolazioni naturali di trota mediterranea (Salmo macrostigma), specie endemica soprattutto dell’area circum-mediterranea, risultano oggi essere ridotte ad un livello critico per la loro sopravvivenza.
Per la loro sopravvivenza, tutte le specie biologiche hanno bisogno di un numero minimo di individui in una popolazione e, in particolare, di individui riproduttori. Questo numero varia da specie a specie e secondo fattori ecologici e comportamentali. La trota mediterranea ha un areale limitato e le sue popolazioni erano in passato distribuite in molti corsi d’acqua per il bacino del Mediterraneo. Attualmente, invece, ci sono pochi casi di popolazioni geneticamente originarie nella zona di distribuzione. Inoltre un numero sempre più ridotto di campioni puri e una diffusione di individui ibridi aumenta drasticamente le possibilità di perdita dell’integrità genetica della specie.
Attualmente le introduzioni sono effettuate principalmente per supportare la pesca. Nel corso del 20° secolo massicce introduzioni con campioni di origine atlantica sono state eseguite in tutti i fiumi europei. Questa pratica ha modificato profondamente la struttura genetica delle popolazioni autoctone di questo complesso di specie, rendendo estremamente difficile l’individuazione di ceppi indigeni autoctoni o il naturale areale di distribuzione. Questo problema è stato spesso affrontato attraverso l’analisi di perdita dei caratteri morfologici, ma solo lo studio di marcatori genetici ha fornito strumenti efficaci per l’individuazione delle principali linee evolutive di questo complesso di specie all’interno del suo areale di distribuzione originale.
La trota mediterranea è considerata una specie vulnerabile in Europa, in pericolo di estinzione in Italia ed è inclusa nella Lista rossa come “prossima alla minaccia” a causa di prelievi d’acqua, pesca eccessiva e introduzione di trote non autoctone, con conseguente ibridazione e competizione.
In assenza di un intervento urgente e deciso, è molto probabile che nel prossimo futuro non sarà possibile effettuare il recupero delle popolazioni di S. macrostigma utilizzando trote che sono native dei torrenti appenninici centrali. La perdita della diversità genetica originale deve essere quindi considerata una seria minaccia.
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