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Incredibile ma vero, per Confindustria e Cgil rimuovere la cima di una collina all’Elba non provoca un danno ambientale

Portoferraio (Li) 22 gennaio 2019

Legambiente, «Ognuno faccia il suo mestiere: Confindustria difende interessi privati, noi i beni comuni»

Abbiamo letto con attenzione la lezioncina impartitaci da Confindustria Livorno – Massa Carrara sull’ampliamento della miniera del Buraccio che prevede in 10 anni la distruzione della cima di una collina dopo che l’impresa socia di Confindustria aveva clamorosamente sbagliato le valutazioni economico-ambientali per la precedente autorizzazione ventennale. Ancora più sorprendente è che la Rsu Eurit – Segreteria Fillea – Cgil provincia di Livorno ci accusi di non aver voluto partecipare a «un dialogo costruttivo con la società e i lavoratori per trovare un compromesso che salvaguardasse tutti gli interessi coinvolti», dialogo al quale Legambiente non è mai stata invitata a partecipare. In realtà questa vicenda è stata segnata da una forte ed evidente opacità amministrativa e politica.
A un certo punto, le fini argomentazioni usate da Confindustria sembravano copiate da un comizio di Donald Trump, sfegatato sostenitore della tecnica mineraria del mountaintop removal che verrà attuata anche al Buraccio. Capiamo quindi perché Confindustria non comprenda cosa intendiamo per negazionismo ambientale: fa proprio come Trump di fronte alle stesse constatazioni degli ambientalisti statunitensi. Un negazionismo che arriva addirittura far dire alla CGIL che in realtà non ci sarebbe nessun ampliamento della miniera e nessun contraccolpo ambientale, Evidentemente il sindacato pensa che rimuovere la cima di una collina sia una cosa senza impatto su fauna, flora e ambiente. Se non è negazionismo ambientale questo…
D’altronde le rare prese di posizione di Confindustria riguardanti l’Elba si sono le più volte distinte per il sostegno a progetti privati indifendibili e di grande impatto ambientale. Confindustria fa il suo mestiere, che è quello di difendere interessi privati spesso a discapito di quelli pubblici, ma dovrebbe almeno evitare di cercare di insegnare a Legambiente come fare l’associazione ambientalista che difende i beni comuni.
Abbiamo seguito con attenzione tutta la vicenda della miniera del Buraccio, così come abbiamo letto con attenzione la imbarazzata e imbarazzante delibera regionale e sappiamo bene che la Valutazione di incidenza ambientale di quel progetto – come ammette la stessa Regione – non aveva i requisiti per essere data (tanto che il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano non l’ha concessa) così come sappiamo bene che per bypassare questo ostacolo ambientale e la contrarietà del Comune di Capoliveri si è dovuta tirar fuori dal cilindro l’importanza nazionale di un ampliamento di una miniera che ha solo fini di guadagno privato, interessi che naturalmente Confindustria, per spirito corporativo, ha tutto il diritto di difendere, ma non raccontando che una miniera potrebbe migliorare l’ambiente e che può essere ambientalmente risarcita l’asportazione di una collina che sorge lungo una rotta migratoria tra le due uniche zone umide rimaste all’Elba. Che fa l’Eurit, come opere di mitigazione, ricostruisce la cima di quella collina da un’altra parte?
Se in questa brutta vicenda c’è qualcuno che fa pedestremente ironia è Confindustria che farebbe bene anche a lasciar stare l’accusa di faziosità pregiudiziale rivolta a Legambiente: noi non abbiamo da difendere gli interessi di nessuno se non quelli dell’ambiente, del paesaggio, della biodiversità e dell’economia sostenibile delle nostre isole.
Sorprende davvero che la Cgil si accodi a Confindustria e ci accusi maldestramente di «passare sotto silenzio opere che insistono sullo stesso territorio e che sono sicuramente più impattanti». Quali sarebbero queste opere verso le quali Legambiente non avrebbe presentato osservazioni e proposte? Quali sono invece gli interventi della Cgil contro la realizzazione di queste opere che ritiene evidentemente più impattanti della rimozione di una collina?
E’ poi molto singolare- diremmo tardo-ottocentesca – la concezione di salvaguardia della natura che emerge dalle conclusioni tratte dalla Cgil: Legambiente non dovrebbe occuparsi più di tanto della cava mangia-collina perché «infatti – come dichiarato in passato anche dal presidente del Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano Giampiero Sammuri – si trova al di fuori del parco». Come se la salvaguardia della natura e del paesaggio si fermassero a poche centinaia di metri dal confine di un Parco Nazionale e di una Zona di protezione speciale – Zona speciale di conservazione dell’Unione europea, come se tutto potesse essere permesso in un corridoio migratorio tra due zone umide. Chissà che ne pensano di questa strana concezione della salvaguardia della natura il ministro dell’ambiente, la Commissione europea, la Regione Toscana e lo stesso presidente di Federparchi e del Parco Sammuri tirato impropriamente in causa dai compagni della Cgil?

Legambiente Natura