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Estate 2018: boom di segnalazioni dei nidi della tartaruga marina Caretta caretta

Roma, 20 settembre 2018. Quella di quest’anno è stata una straordinaria stagione per la riproduzione della Caretta caretta in Italia. Segnalati ad oggi oltre 70 nidi, dalla Sicilia alla Toscana, interessando le coste dei mari Tirreno, Adriatico, Ionio e del canale di Sicilia.
La fotografia scattata ad oggi, in base alle nostre informazioni, della presenza di nidi sul territorio italiano conta circa 35 nidi in Calabria, 15 in Sicilia, 7 in Puglia, 6 in Campania, 4 in Toscana, 2 in Sardegna, 2 nel Lazio e 1 in Basilicata.
Si tratta di un dato comunque sottostimato, considerando che non esiste un monitoraggio assiduo e rigoroso di tutto il litorale che potenzialmente offre le condizioni per la deposizione.
Tenendo conto che un nido presenta una media di 90 uova e che la percentuale media di nascite in natura è attorno al 70%, è ipotizzabile un numero di circa 6000 tartarughe nate. Purtroppo, però, alcuni di questi nidi, individuati solo durante la schiusa, erano collocati in posizioni non favorevoli e sono stati distrutti o semidistrutti da mareggiate o da operazioni meccaniche di pulizia delle spiagge. Per queste ragioni possiamo ipotizzare, con i dati di cui siamo in possesso, che circa 5000 tartarughine siano nate o stiano per nascere quest’estate in Italia.
L’impegno di Legambiente, che ha sottoscritto il Piano d’Azione per la Tutela della tartaruga Marina (PATMA), per la tutela della Caretta caretta si è concretizzato negli anni con progetti LIFE come TartaNet e TartaLife, con la creazione e la gestione dei Centri recupero Tartarughe marine (CRTM), sono strutture multifunzionali per il primo soccorso e la cura delle tartarughe marine, dei veri e propri ospedali dove le tartarughe in difficoltà, catturate accidentalmente nelle attività di pesca o spiaggiate, possono ricevere assistenza ai fini della reintroduzione nel loro habitat naturale. I volontari di Legambiente si occupano della cura degli animali feriti, della formazione dei pescatori professionisti, la cui collaborazione è fondamentale per il recupero delle tartarughe, della sensibilizzazione del pubblico e di diverse attività di studio e ricerca.
Il CRTM di Manfredonia, situato all’interno del Parco Nazionale del Gargano, attivo dal 2006, è direttamente gestito da Legambiente. Il CRTM di Talamone, gestito dal parco regionale della Maremma, è inserito nella rete dell’Osservatorio Toscano Biodiversità di cui fa parte Legambiente. Il CRTM di Pollica, all’interno del Parco Nazionale del Cilento, è il punto di primo soccorso di prossima apertura. Infine Legambiente collabora anche al Centro di Primo Soccorso delle tartarughe marine alle Isole Egadi.
Legambiente Sicilia gestisce poi da molti anni la Riserva Naturale Orientata Isola di Lampedusa, che include tratti di costa interessati da siti regolari di ovodeposizione.
L’impegno dell’associazione è anche teso, anche con il progetto TartaLife, a informare il mondo della pesca per ridurre la mortalità delle tartarughe pescate accidentalmente e per ridurre la loro cattura (attraverso la diffusione di strumenti e tecniche che limitano moltissimo la possibilità di catturare le tartarughe).
Altro fattore-cardine della conservazione della specie è costituito dalla lotta alle plastiche nel mare, per la quale Legambiente realizza progetti come Clean Sea Life, e campagne di sensibilizzazione. Le plastiche che si trovano sempre più spesso in mare vengono scambiate per meduse e ingoiate dalle tartarughe, che rischiano di morire per soffocamento o per avvelenamento.
Durante questa estate i volontari di Legambiente hanno curato, spesso insieme ad altre associazioni locali e nazionali, i nidi deposti a: Montalto di Castro (Vt), Straccoligno (Li), Montecorice (Sa), Lampedusa (Ag), Ispica (Rg), Gallipoli (Le) e P.to Cesareo (Le).
Tra questi, il nido di Straccoligno, all’Isola d’Elba, è stato individuato solo a seguito della schiusa improvvisa che è avvenuta di giorno in presenza dei turisti in spiaggia, i quali si sono visti uscire le tartarughine da sotto gli asciugamani. A quel punto i volontari del circolo Arcipelago Toscano si sono prodigati per recintare e sorvegliare il nido fino al completamento della schiusa, registrando la nascita di 67 tartarughe su 76 uova.
Anche a Gallipoli è stata la presenza dei volontari del circolo locale a permettere la nascita di 53 tartarughe su 70 uova, su una spiaggia che fino all’anno prima era il centro della movida da spiaggia di quel tratto di costa.
Alcuni dei nidi citati sono stati purtroppo colpiti da mareggiate che li hanno distrutti o che hanno richiesto lo spostamento in aree più riparate.
La strategia riproduttiva della Caretta caretta è fondata sulla quantità, perché le piccole tartarughine, prima di arrivare ad un’età adulta e riproduttiva, impiegano circa 25-30 anni durante i quali esse rappresentano possibili prede prima di topi e gabbiani (sulla terraferma), poi di pesci più o meno grandi. Una volta cresciute, però sufficientemente, questi animali trovano ostacolo alla loro sopravvivenza solo da attività antropiche, come l’inquinamento o la pesca non selettiva.

Osservando i dati citati, possiamo dire che continua, sia pur lentamente, la crescita del numero di nidi rinvenuti in Italia.
Anni di sensibilizzazione e informazione per opera delle associazioni ambientaliste, degli istituti di ricerca e degli operatori dei Centri per la Tutela della Fauna, hanno fatto crescere l’attenzione e la curiosità per questa specie classificata come “in pericolo” dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN).
La diffusione delle notizie delle deposizioni e delle successive schiuse e dei rilasci degli esemplari catturati accidentalmente e curati nei Centri per il Recupero delle Tartarughe Marine, nel corso degli anni, hanno causato un’accresciuta attenzione da parte dei cittadini, delle istituzioni e delle categorie professionali (in primis i pescatori) che si trovano ad imbattersi nella frequentazione con questo affascinante rettile marino.
A questo si deve aggiungere che è cresciuto il monitoraggio più o meno sistematico di alcuni tratti di litorale, come la Costa dei Gelsomini in Calabria, o le sponde meridionali della Sicilia (oltre alle isole Pelagie).
Sono dati confortanti, che però ancora non permettono di poter considerare questo animale fuori pericolo, ma con l’impegno di tutti, anno dopo anno, sarà forse un giorno possibile salvare definitivamente la straordinaria Caretta caretta.

Legambiente Natura